saggi letterari

I rifugi storici del CAI
È viennese di nascita il
"RIFUGIO PONTE DI GHIACCIO"
- nel 2008 ricorre il centenario dell'inaugurazione -


    Il rifugio Passo Ponte di Ghiaccio (in tedesco Edeirautehütte o Eisbruggjochhütte) sorge sul passo omonimo che unisce la Val di Fundres e la Valle Selva dei Molini a quota 2545 sulle Alpi Aurine, in provincia di Bolzano.
L’ associazione di Vienna “Edelraute” che l’ha costruito nel 1908 ha il nome di una pianta officinale d’alta montagna, 1’ Artemisia glacialis, che in Italia è conosciuta con un nome di origine francese: Genepì dei ghiacciai. .

Il rif. Ponte di Ghiaccio (a destra), il Miglioranza (a sinistra)

Il Rifugio Edelraute.

L’Associazione Edelraute di Vienna (Alpine Gesellschaft Edelraute des Österreichischer Alpenclubs) ha costruito il rifugio e dopo pochi anni èconfluita nella sezione di Vienna dell’Alpenclub. Non sono giunte fino a noi altre notizie certe.
La sezione di Vienna dell’ Österreichischer Alpenclub fu fondata nel 1862 ed è stata una delle prime di tutto l’impero Austro-Ungarico e del mondo tedesco. Solo nel 1869, infatti, nacque a Monaco l’analoga associazione tedesca che, dopo lunghe trattative, nel 1874 si fuse con l’austriaca nel Deutscher und Österreichischer Alpenverein (Associazione Alpinistica Tedesca e Austriaca) con sede a Monaco di Baviera.
Il Ponte di Ghiaccio fu edificato dopo la rinuncia della sezione di Berlino che aveva accarezzato l’idea di realizzare una costruzione in zona già dal 1899. La costruzione, interamente in legno ad eccezione delle fondamenta che superavano di pochi centimetri il livello del terreno, si componeva di una minuscola cantina, di una cucina, due stanze per il gestore e di una sala con al centro una stufa a legna. Dall’ingresso una scala portava al piano superiore composto dai servizi e da quattro stanzette con 21 posti letto. Il tutto non raggiungeva i 400 metri cubi di costruzione.
La struttura ricettiva si inserì opportunamente al centro del percorso tra il Wienerhütte (sarà rif. Monza dal 1925) realizzato ai piedi del Gran Pilastro dall’Alpenclub di Vienna nel 1881 e il Nevesjochhütte (ora G. Porro) costruito dalla sezione di Campo Tures del DÖAV nel 1880 e ricostruito nel 1895 dalla sezione di Chemnitz. Sono collegati dal sentiero n. 1 attraverso la vedretta del Gran Pilastro, il passo di Punta Bianca e l’alta via di Neves. L’Edelrauthütte fu inaugurato festosamente il 17 agosto 1908, ma era in funzione e gestito dai coniugi Anna e Alois Unterkircher di Fundres, già dal 1907.
Alla cerimonia di inaugurazione presenziò il rappresentante dell’ Imperatore Francesco Giuseppe, il dr. Josef Daimer, originario di Vienna, ma molto affezionato a Campo Tures.

Localizzazione del rifugio nella cartina GMI - Alpi Aurine - CAI-TCI, 2002

Le Alpi Aurine...

Tutte le montagne sono belle per gli Alpinisti, ma qui si respira aria da grandi imprese. Le cime sono di notevole altitudine e vi è un vasto ghiacciaio che si estende prevalentemente in Austria dall’alta VaI di Vizze, sotto il Gran Pilastro, fino oltre il Monte Lovello (Grosser Löffler, q. 3376) passando dal Mesule, Cima di Campo e Sasso Nero, tutte vette oltre i 3300 metri di quota, lungo il confine Italo-Austriaco che corrisponde alla displuviale nord della Valle Aurina. A conferma del grande interesse alpinistico ed escursionistico che queste montagne suscitano, è da rilevare che dal rifugio ora passano l’Alta Via Alpina, l’Alta Via di Fundres e l’Alta Via di Stabeler, che qui inizia.
Oltre il confine vi è il sentiero n. 02, delle Alpi Centrali che è uno dei dieci sentieri a lunga percorrenza dell’Austria. Nel 1986, in sostituzione del rifugio Monza, completamente distrutto nel 1965 da un attentato (o, forse, da una slavina), è stato costruito il rifugio Gran Pilastro (Hochfeilerhütte) dalla sezione di Vipiteno dell‘Alpenverein Südtirol (Associazione di lingua tedesca dell’Alto Adige). La nuova struttura ha contribuito ad incentivare il flusso turistico-alpinistico anche per il Ponte di Ghiaccio.
Dal nostro rifugio, che è di grande interesse alpinistico, sono possibili le salite al Gran Pilastro q. 3509, alla Punta Bianca q. 3371, e ad altre numerose ed interessanti cime. Oltre a questo, vi sono bellissime traversate, paesaggi ammirevoli, molti laghetti alpini e splendide varietà di fiori di montagna quali Dafne striata, Stella alpina, Genziana puntata, Nigritella, Amica e rododendri; inoltre vi sono numerosi rifugi e boschi meravigliosi con abete rosso, larice e pino cembro. Tra i fiori è da annoverare logicamente l’Artemisia glacialis (Genepì dei ghiacciai). Dell’Artemisia, che appartiene alla famiglia delle Asteracee, se ne conoscono diverse specie (verlotorum, laxa, mutellina ecc.). In queste zone non è radicata la tradizione di utilizzarla per la preparazione di liquori; naturalmente ora men che meno tenuto conto delle norme molto restrittive a tutela della flora particolare. Le rocce sono prevalentemente gneiss per cui è facile trovare minerali pregiati quali l’adularia (varietà limpida dell’ortoclasio rinvenibile proprio negli gneiss) quarzo affumicato e l’apatite di diverse forme e colori. Sì incontrano varie specie di animali: fino a due mila metri di altitudine i caprioli, e poi camosci e stambecchi che all‘escursionista disattento possono passare inosservati. Non così la marmotta di guardia al branco che con un forte e caratteristico grido suona “l’attenti” al sopraggiungere dell’uomo e lo osserva poi, ritta sui posteriori, fino a quando non è vicino.
È anche possibile vedere pernici bianche e lepri bianche.

...e le sue valli.

La Valle Selva dei Molini è un Comune di 1500 abitanti composto da due abitati principali (Selva e Lappago) e numerose piccole frazioni.
La Valle Aurina comprende Lutago, Riobianco, S. Giovanni, Cadipietra, S. Giacomo e S. Pietro riuniti dal 1929 in unico Comune di quasi sei mila abitanti. All’ingresso della valle vi è l’imponente e rinomato Castello di Tures risalente al 1250 che è uno dei meglio conservati di tutto il Tirolo ed è visitabile tutto l’anno, ad eccezione del mese di novembre. Molto interessanti sono anche il Museo minerario di Cadipietra con numerosi attrezzi e oggetti concernenti l’attività mineraria, il Museo privato dei Minerali a S. Giovanni e, a Lutago, il Museo dei Presepi. Predoi è un piccolo Comune di poco più di 600 abitanti che si estende fino alla Vetta d’Italia e comprende le antiche miniere di rame chiuse definitivamente nel 1971; interessante è l’area museale distaccata di Predoi del Museo Provinciale delle Miniere che offre la possibilità dì entrare per 1100 m. nella galleria di S. Ignazio con il trenino. Nel Comune e in tutta la Valle è molto diffusa la lavorazione del pizzo a tombolo, introdotta in Valle da un sacerdote tedesco originario dei Sudeti, alla fine del secolo 19°, nel periodo in cui era sospesa l’estrazione e la lavorazione del rame.
A Predoi vi è un Ufficio informazioni del Parco Naturale Vedrette di Ries-Aurina che comprende i Comuni di Valle Aurina, Predoi, Campo Tures, Gais, Perca e Rasun-Anterselva. Ambedue le Valli sono molto frequentate e attrezzate soprattutto per il turismo estivo. A Lutago vi è la stazione sciistica di Monte Spicco. A Cadipietra la cabinovia di Cima Chiusetta (Klausberg). Sono relativamente numerosi gli itinerari sci-alpinistici segnati sulla carta. In particolare si segnala il percorso Lappago-Lago di Neves-Rifugio Ponte di Ghiaccio-Punta Bianca.
Oltre al turismo è ancora molto diffuso e redditizio l’allevamento del bestiame favorito dalle norme sul Maso Chiuso che vieta il frazionamento della proprietà terriera e attribuisce il diritto di proprietà per successione al figlio primogenito; da pochi anni il diritto è stato riconosciuto anche alla figlia primogenita.
Da notare che ancora oggi gli agricoltori sono proprietari di malghe e terreni oltre frontiera. Ogni estate il bestiame è condotto all’alpeggio sui pascoli dello ZillertaI in Austria; le mandrie varcano il confine sul passo del Cane q. 2557, sul Giogo del Cornetto q. 2553 o percorrendo altri itinerari.
Molto praticato è anche l’artigianato artistico soprattutto del legno, con particolare riferimento a statue, oggettistica e maschere di carnevale. Ovunque si incontrano pensioni e alberghi lindi, attraenti e ben organizzati.
Notevoli sono anche alcune delle numerose chiese, tutte ben tenute, che conservano tesori d’arte pittorica e scultorea. La più antica è la chiesa di S. Spirito di Casere-Prato Magno in stile gotico risalente al 15° secolo. Nel 1996 sono stati festeggiati i 500 anni della chiesa gotica di Lutago. A S. Giovanni vi è una bella chiesa barocca del 18° secolo.

La Sezione di Bressanone e il suo rifugio.

La sezione di Bressanone è sempre stata affezionata in modo particolare al Ponte di Ghiaccio, vi ha realizzato numerose opere e l’ha frequentato e ne ha promosso e diffuso la conoscenza. Al termine della prima guerra mondiale i rifugi alpini delle “Nuove Provincie”di proprietà delle sezioni alpinistiche austriache e tedesche passarono in proprietà allo Stato e destinati alla difesa dei confini.
Il Club Alpino Italiano, chiese inutilmente di subentrare al DÖAV nella proprietà di tutti i rifugi confiscati; dopo il diniego e dopo molte insistenze, e ferma restando la destinazione, ne ottenne in concessione trentennale un gran numero.
Per le necessarie ingenti riparazioni, acquisto di mobili, arredi e suppellettili, aprì con successo una pubblica sottoscrizione per la sistemazione e l’esercizio dei rifugi nelle Terre Redente. Nel 1925 il nostro rifugio fu affidato alla sezione di Bressanone, fondata l’anno prima e presieduta dall’Avv. Augusto Cesa-Bianchi di origine milanese (fratello del dott. Domenico, Archiatra Pontificio).
La gestione fu data, prima a Paul Reichegger di Lappago, poi per due anni a Franz Knollseisen, cui subentrò, per dieci anni, la signora Magdalena Uhrer con la collaborazione dei figli Paula e Sepp.
A fianco dell’edificio vi era un rustico adibito a deposito materiali e al ricovero di un gruppetto di capre che fornivano il latte e la carne per il rifugio, integrando così i magri proventi dello stesso. I rifornimenti avvenivano da Fundres e con circa 4 ore di marcia. Solo dopo la realizzazione della diga di Neves negli anni ‘60 fu costruita la rotabile fino alla Malga Comunale di q. 1878 e reso più conveniente effettuare i rifornimenti dalla Valle Selva dei Molini. Dopo la seconda guerra mondiale, il Club Alpino Italiano chiese di ottenere la proprietà dei rifugi già precedentemente in concessione, ma il Ministero della Difesa-Esercito con dispaccio 21825/D in data 25 ottobre 1949 rispose negativamente per la seconda volta e contemporaneamente autorizzò il rinnovo della concessione per 29 anni a partire dalla data delle singole convenzioni da sottoscrivere. Con rogito n. 14321 in data 28 giugno 1955, il Presidente del CAI Bartolomeo Figari sottoscrisse la concessione in uso del “rifugio militare Passo Ponte di Ghiaccio” per un affitto annuo simbolico di mille lire.
Dei 42 rifugi dislocati nella Provincia di Bolzano solo sei o sette sono stati risparmiati dai saccheggi e devastazioni operate dalle truppe in ritirata e dai soliti vandali locali.
Anche il nostro era gravemente danneggiato e fatiscente; infatti, oltre alle ingiurie del tempo, i saccheggiatori l’avevano svuotato, asportato molti infissi, rendendolo così inabitabile e irriconoscibile. Per la ricostruzione e l’arredamento fu preventivata una spesa di un milione e seicentomila lire, che era una somma rilevante, in parte coperta con pubblici finanziamenti. La sezione operò con impegno e passione conseguendo esaltanti risultati, sia nei lavori di ricostruzione che nel promuoverne l’attività, cosicché negli anni successivi e gradualmente fu frequentato sempre in misura maggiore. La gestione fu affidata nel 1946 a Michael Ebner di Fundres cui subentrarono i coniugi Adelheid e Sepp Volgger per otto anni e poi Peter Volgger fino al 1960.
Nel 1960 e fino al 1972 la struttura fu requisita da Ministero Difesa per esigenze di ordine pubblico e adibita a casermetta per un presidio di Alpini addetti al controllo della fascia confinaria. In tutta la Provincia era in atto un programma di controllo del territorio e di repressione degli attentati finalizzati ad ottenere una maggior autonomia per la Provincia di Bolzano. Dopo la riconsegna, furono necessari nuovi lavori e nuovi arredi che, pur finanziati dall’Ente pubblico, comportarono ulteriori impegni e lavoro per la sezione.
Nel 1973 la conduzione fu affidata ad Anton Weissteiner in società per alcuni anni con Josef Mittermair, ambedue maestri in pensione di Vandoies. Successivamente Il Weissteiner proseguì da solo con il rilevante apporto della signora Maria. Nel prossimo anno compirà meritatamente e con onore i 35 anni di permanenza nel rifugio. Da notare che ha sempre portato a spalla con la gerla, i viveri freschi dal lago di Neves al rifugio.Ultimamente è affiancato nei mesi estivi dal figlio Michael Josef, insegnante di scienze motorie.
Nel 1960 e fino al 1972 la struttura fu requisita da Ministero Difesa per esigenze di ordine pubblico e adibita a casermetta per un presidio di Alpini addetti al controllo della fascia confinaria. In tutta la Provincia era in atto un programma di controllo del territorio e di repressione degli attentati finalizzati ad ottenere una maggior autonomia per la Provincia di Bolzano. Dopo la riconsegna, furono necessari nuovi lavori e nuovi arredi che, pur finanziati dall’Ente pubblico, comportarono ulteriori impegni e lavoro per la sezione.
Nel 1973 la conduzione fu affidata ad Anton Weissteiner in società per alcuni anni con Josef Mittermair, ambedue maestri in pensione di Vandoies. Successivamente Il Weissteiner proseguì da solo con il rilevante apporto della signora Maria. Nel prossimo anno compirà meritatamente e con onore i 35 anni di permanenza nel rifugio. Da notare che ha sempre portato a spalla con la gerla, i viveri freschi dal lago di Neves al rifugio.Ultimamente è affiancato nei mesi estivi dal figlio Michael Josef, insegnante di scienze motorie.
Il rifugio Ponte di ghiaccio fino al 1975

Il “Miglioranza” e l’ampliamento del rifugio.

Al termine del periodo degli attentati e dopo l’approvazione della nuova legge costituzionale, in vigore dal 20 gennaio 1972, per effetto della quale la Provincia Autonoma di Bolzano ottenne ampia autonomia legislativa e amministrativa, le montagne dell’Alto Adige furono frequentate sempre in misura maggiore. Il piccolo rifugio si dimostrò assolutamente insufficiente, soprattutto per i servizi igienici e per i posti letto.
Con un programma ardito la sezione progettò e costruì un vero e proprio rifugio in muratura a fianco dell’edificio principale. Al pian terreno furono ricavati una cucina, un servizio e due stanze da letto e, al piano superiore, una camerata per un totale di 29 posti letto. Il piano terra costituisce il locale invernale.
È doveroso registrare che quest’opera, ideata dalla squadra del CNSAS durante la presidenza del dr. Remo Letrari, fu realizzata con le donazioni di materiali edili da parte dei Soci e dei Simpatizzanti di Bressanone, opportunamente motivati e sollecitati dal nuovo Presidente Lino Franchini. Un gruppo di Soci della sezione provvide, soprattutto con lavoro volontario durato due stagioni estive, a realizzare la costruzione seguendo le direttive di un provetto muratore e di un bravo carpentiere. I soci erano principalmente i 15 componenti della squadra di soccorso alpino diretta dal caposquadra Giorgio Zanesco; per il particolare impegno e frequenza sono da citare Marcello Parisi, Franco Titton e Silvano Zucchelli.
Il trasporto dei materiali fu effettuato con l’elicottero e con le Salmerie della Brigata Alpina Tridentina, che intervennero massicciamente a favore del CAI per l’ennesima volta. La nuova costruzione fu inaugurata il 14 settembre 1980 e intitolata ad Enzo Miglioranza, socio dell‘alpinismo giovanile del CAI Bressanone, deceduto tragicamente il 5 maggio 1979 nella palestra di roccia di La Mara. L’evento aveva suscitato enorme impressione nella città e costernazione e dolore nella famiglia e nella più grande famiglia del CAI che promise di non dimenticarlo. E mantenne la promessa.
Per quest’opera, frutto di uno slancio di generosità dell’intera sezione, e sicuramente necessario citare e ringraziare i miei predecessori, Gianfranco Titton e Vinicio Sarti, succedutisi alla presidenza della sezione durante i lavori, l’ispettore Franz Wierer e il gestore Anton Weissteiner. Si alternarono nel lavoro molti altri soci e tutti gratuitamente. E impossibile citarli tutti, è però necessario ricordare il padre di Enzo, l’accompagnatore di AG Corrado Miglioranza che si è dedicato nel lavoro con impegno e generosità. Negli anni successivi fu realizzato un avancorpo del rifugio per ricavare servizi igienici e deposito zaini, un nuovo acquedotto, una centralina idroelettrica, il depuratore delle acque reflue e la piazzola per l’atterraggio dell’elicottero. Infine, con un’opera veramente rilevante, è stata ampliata la cucina e la sala da pranzo. Quest’ultimo intervento è stato realizzato su terreno ceduto in uso dal Comune e con regolare concessione edilizia intestata al CAI Bressanone, ma con il lavoro, encomiabilmente rilevante e molte spese a carico del gestore Anton Weissteiner.

La frequentazione.

La frequentazione di questa parte delle Alpi Noriche, più comunemente dette Aurine, e quindi del rifugio, è sempre molto alta da parte degli escursionisti, degli alpinisti e degli scialpinisti. Meritano particolare menzione gli escursionisti giornalieri provenienti da Selva dei Molini e da Fundres.
I sentieri sono facilmente percorribili e adatti a scolaresche, gruppi di alpinismo giovanile e di gruppi famigliari. Si sottolinea una sola precauzione in caso di neve; nella Valle della Pipa, sopra il lago della diga di Neves, è necessario percorrere il sentiero invernale sul costone nord, perché dai pendii sulla destra idrografica possono staccarsi delle piccole slavine. Naturalmente dal rifugio sono transitate Autorità e alpinisti di fama, molto spesso in incognito.
Ricordiamo il Presidente del CAI Roberto De Martin e il Socio onorario del CAI, Reinhold Messner che lo visitò più volte e, in un’occasione, vi organizzò un raduno di lavoro al quale parteciparono personalità tedesche dell’alta finanza e delle assicurazioni con la presenza di giornalisti di Burda Verlag.
Nel 1986 e per diverse settimane, il rifugio conobbe un visitatore particolarmente attento. Era un laureando in ingegneria che studiava, misurava e prendeva nota di tutto. Il dr. Maurizio Staglianò di Bressanone si è laureato, appunto in ingegneria, discutendo la sua tesi sul rifugio Ponte di Ghiaccio. La tesi ipotizzava la realizzazione di una struttura seminterrata a valenza bioarchitettonica e la conservazione dell’edificio esistente, considerato di un certo valore paesaggistico e storico.
Nel 1996 il rifugio ebbe la visita di un folto gruppo di Soci del CAI di Fiume accompagnati dal Presidente Generale De Martin e dallo scrivente, Il Ponte di Ghiaccio è stato occasione e testimone del gemellaggio tra la sezione di Fiume (in esilio) e quella di Bressanone. La cerimonia fu poi ripetuta a Bressanone dopo l’assemblea.
Nel 1994 il CAI Bressanone, in occasione del 70° anniversario della costituzione, organizzò tre raduni sezionali nei propri rifugi; al Ponte di Ghiaccio-Enzo Miglioranza il raduno ebbe per tema la Commemorazione dei Caduti della montagna. Durante una commovente cerimonia religiosa, è stata installata su un’apposita torretta di legno e benedetta una campana donata da Corrado Miglioranza e dedicata a tutti i Caduti della montagna. Ancora oggi la campana, dal tetto della costruzione dedicata al nostro Enzo, diffonde tra le rocce la sua voce di preghiera e di ricordo per onorare il sacrificio di tutti coloro che sulle rocce hanno perso la vita.

L'edificio con il gruppo del CAI Fiume.

Stato attuale.

Nel 1996, durante l’escursione con i Soci del CAI di Fiume, il presidente generale dei CAI, Roberto De Martin Topranin, mi disse: “Vittorio, guarda, questo rifugio è vecchio, ma è bello e tenuto molto bene; non reputo opportuno l’abbattimento per far posto ad una nuova costruzione”. -Pur non volendo, la sezione CAI di Bressanone è stata costretta a seguire l’esortazione del Presidente. Più di una volta sono stati esaminati, programmati e progettati l’abbattimento e la ricostruzione. Le difficoltà incontrate sono risultate, per ora, insormontabili. La struttura risponde ancora in maniera più che soddisfacente alle necessità degli alpinisti ed escursionisti che la utilizzano, anche se sono necessarie riparazioni sempre più frequenti. Nell’inverno 1994-95, ad esempio, il vento ha asportato completamente il tetto. Il ripristino è stato fatto con l’indennizzo dell’assicurazione e il lavoro dei volontari. E da segnalare l’impegno dei Soci Carlo Fiaschi e Renato Ferraro, ispettori cedente e subentrante che hanno portato a spalla il telo di plastica di 30 Kg. per coprire provvisoriamente la costruzione scoperchiata, dalla diga di Neves al rifugio usando le racchette da neve.
La sezione di Bressanone del CAI con la collaborazione ed il patrocinio del Comune di Selva dei Molini, si appresta a celebrare e festeggiare i cento anni della relativamente piccola, ma importante struttura ricettiva alpina. La cerimonia è programmata il 13 luglio 2008 al rifugio. Farà gli onori di casa il Presidente Pietro De Zolt.
Anche il Rifugio Ponte di Ghiaccio è passato in proprietà alla Provincia Autonoma di Bolzano per effetto del D.L. 495 del 21dicembre 1998, mentre il CAI ne mantiene la concessione fino al 31 dicembre 2010. Comunque evolvano le vicende politiche e amministrative, qui ci sarà sempre un rifugio che accoglie gli alpinisti e gli escursionisti; ci sarà sempre un‘Associazione Alpinistica che, unitamente ad uno dei meravigliosi Gestori, presidiano il territorio dal punto di vista ambientale e della sentieristica, distribuiscono consigli e informazioni, soccorrono gli infortunati e diffondono gli ideali di generosità, solidarietà e amicizia che caratterizzano gli Alpinisti di tutto il mondo.
Vittorio Pacati

Bressanone, marzo 2008


Reinhold Messner, Hans Kammerlander con la Sig.ra Maria e il figlio Dr. Thomas.

Vittorio Pacati

Bressanone, novembre 2007

Notizie pratiche . . . .

RECAPITI: tel. dei rifugio 04724 653230; deI Gestore 0474 869013 (Vandoies). Sito Internet: http://www.edelrauthuetieit. contatto: info@edelrauthuetteit
ACCESSI: da Fundres casolari di Dan (3,5 ore), segnavia n 13; dal parcheggio vicIno alla diga di Neves (2,5 ore), segnavia n. 26; oppure percorrendo la Via Alpina, o l’Alta via di Neves, l’Alta via di Fundres, o ancora l’Alta via di Stabeler.
TRAVERSATE: - al rifugio Gran Pilastro (Hochfeilerhùtte) ore 2.5 segnavia 1. - Nota: dopo la diminuzione del ghiacciaio, la Vedretta Gran Pilastro si attraversa in un pianoro perciò non sono più indispensabili i ramponi e la piccozza.
AI rifugio G. Porro ore 3, segnavia 1, oppure 26 e 24.
Al rifugio Bressanone per l’Alta via di Fundres, ore 8. Al rifugio Lago della Pausa, ore 7 (pascolo scosceso), al rif. Furtsctiaglhaus sul sentiero a lunga percorrenza 02 (Austria), ore 5 (attraversamento ghiacciaio).
ASCENSIONI: Punta Bianca 3370 m. per la Forc. Alta di Punta Bianca, ore 3, media difficoltà (corda, ramponi e piccozza).
- Gran Pilastro 3509 m. abbastanza facile, se non ghiacciato (corda ramponi piccozza), 4 ore. Monte Guardia Alta, 3045 m. 3 ore, (solo esperti).
LE ALTE VIE:
La VIA ALPINA unisce gli otto Stati di tutto l’arco alpino da Trieste a Monaco e si suddivide in 5 itinerari diversi e 341 tappe giornaliere per 5.000 Km di sentieri che non presentano difficoltà tecniche. Il rifugio Ponte di Ghiaccio è compreso nella tappa R 34 Rif. Porro - Dan di Fundres. La VIA ALPINA è stata realizzata per effetto della convenzione stipulata dagli otto Stati Alpini nel 1991. Il CAI ha contribuito alla realizzazione.
- L’Alta via Hans Stabeler unisce il rif. Ponte dì Ghiaccio al rif. Vittorio Veneto passando dal rif. Porro.
- L’Alta via di Fundres inizia da Fundres (o da Prati di Vizze) e termina a Falzes.
- L‘Alta via di Neves collega il rif. Ponte di Ghiaccio al rif. Porro.
CARTOGRAFIA
Kompass, 82 Tures - Valle Aurina.
BIBLIOGRAFIA:
Ed. Sez. Bressanone del CAI AA: Annuario 1997.
Ed. Sez. Bressanone del CAI AA: Montagne senza confini di E Ruggera,1994.

Pubblicato su "La Rivista, bimestrale del Club Alpino Italiano", marzo-aprile 2008
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